NEWS – Noi Siamo La Terra

Articolo dell’Arcivescovo Desmond Tutu nel The Guardian:


http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/apr/10/divest-fossil-fuels-climate-change-keystone-xl

• The Guardian, Giovedi 10 Aprile 2014 ore 17.00 BST

Venticinque anni fa, la gente poteva essere scusata per non sapere o fare molto riguardo al cambiamento climatico. Oggi non abbiamo scuse. Non può più essere liquidato come fantascienza; stiamo già sentendone gli effetti.

Questo è il motivo per cui, non importa dove si vive, risulta spaventoso che gli Stati Uniti stiano discutendo se approvare o meno un enorme oleodotto atto a trasportare 830.000 barili del petrolio più sporco del mondo dal Canada al Golfo del Messico. La produzione e il trasporto di questa quantità di petrolio, attraverso l’oleodotto Keystone XL, potrebbe aumentare le emissioni di carbonio del Canada di oltre il 30%.

Se gli impatti negativi dell’oleodotto interessassero solo il Canada e gli Stati Uniti, potremmo augurare loro buona fortuna. Ma interesserà tutto il mondo, il mondo comune a tutti noi, l’unico mondo che abbiamo. Non abbiamo molto tempo.

Questa settimana a Berlino, scienziati e rappresentanti pubblici hanno valutato le opzioni radicali per ridurre le emissioni contenute nel terzo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La linea di fondo è che abbiamo 15 anni per adottare le misure necessarie. Ci troviamo ancora sulla soglia, non l’abbiamo oltrepassata. Chi può fermarlo? Beh, noi lo possiamo, tu e io e non si tratta solo del fatto che noi possiamo fermarlo, abbiamo la responsabilità di farlo. Si tratta di una responsabilità che inizia con Dio che comanda ai primi abitanti umani del giardino di Eden ” di coltivarlo e mantenerlo”. Di mantenerlo; non di abusarne, non di distruggerlo.

Il sapore del “successo” nel nostro mondo impazzito si misura in dollari e franchi e rupie e yen. Il nostro desiderio di consumare qualsiasi cosa che abbia un valore percepibile – di estrarre ogni pietra preziosa, ogni grammo di metallo, ogni goccia di olio, ogni tonno dal mare, ogni rinoceronte dal bush – non conosce limiti. Viviamo in un mondo dominato dall’avidità. Abbiamo permesso agli interessi del capitale di superare gli interessi degli esseri umani e della nostra Terra.
Nel corso della mia vita ho creduto che l’unica risposta all’ingiustizia fosse quello che Mahatma Gandhi definì “resistenza passiva”. Durante la lotta anti-apartheid in Sud Africa, tramite il boicottaggio, il disinvestimento, le sanzioni, e il sostegno dei nostri amici dall’estero, non siamo stati solo in grado di esercitare una pressione economica sullo stato ingiusto, ma anche una seria pressione morale.
E ‘chiaro che i paesi e le aziende principali responsabili per l’emissione di carbonio e l’accelerazione del cambiamento climatico non stanno semplicemente per rinunciare; si distinguono per fare troppi soldi. Hanno bisogno di molta dolce persuasione da gente come noi. E non deve necessariamente includere lo scambio delle nostre auto con le biciclette!
Ognuno di noi può combattere contro il cambiamento climatico in molti modi: non sprecando energia, per esempio. Ma queste singole misure non faranno una differenza abbastanza grande nel tempo a disposizione.

Le persone di coscienza devono rompere i loro legami con le società che finanziano l’ingiustizia del cambiamento climatico. Possiamo, per esempio, boicottare eventi, squadre sportive e la programmazione dei media sponsorizzata da società energetiche di combustibili fossili. Possiamo pretendere che le pubblicità di aziende energetiche portino avvertenze per la salute. Possiamo incoraggiare un maggior numero di nostre università, comuni e istituzioni culturali a tagliare i loro legami con l’industria dei combustibili fossili. Possiamo organizzare giornate senza auto e costruire una più ampia consapevolezza sociale. Possiamo chiedere alle nostre comunità religiose di parlare.
Possiamo incoraggiare attivamente le imprese energetiche a spendere più risorse nello sviluppo di prodotti energetici sostenibili, e possiamo premiare le aziende che lo fanno utilizzando i loro prodotti. Possiamo fare pressione sui nostri governi perché investano in energie rinnovabili e smettano di sovvenzionare i combustibili fossili. Ove possibile, possiamo installare nostri propri pannelli solari e scaldabagni.

Non dobbiamo necessariamente mandare in bancarotta l’industria dei combustibili fossili. Ma possiamo prendere provvedimenti per ridurre il suo peso politico, e tenere quelli che rimangono nel conto profitti per ripulire il pasticcio.

E la buona notizia è che non dobbiamo partire da zero. I giovani di tutto il mondo hanno già iniziato a fare qualcosa al riguardo. La campagna di disinvestimento dai combustibili fossili è la campagna istituzionale con la più rapida crescita di questo genere nella storia.
Il mese scorso, il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra ha votato in massa per rivedere la sua politica di investimento nelle società di combustibili fossili, con un vescovo che si è riferito ai cambiamenti climatici come “al grande demone dei nostri giorni”. Già alcuni college e fondi pensione hanno dichiarato che vogliono che i loro investimenti siano congruenti con le loro credenze.

Non ha senso investire in società che minano il nostro futuro. Perché il servire da custodi della creazione non sia un titolo vuoto, agiamo e con tutta l’urgenza che questa terribile situazione domanda.

Articolo Integrale Non Tradotto:

Twenty-five years ago people could be excused for not knowing much, or doing much, about climate change. Today we have no excuse. No more can it be dismissed as science fiction; we are already feeling the effects.

This is why, no matter where you live, it is appalling that the US is debating whether to approve a massive pipeline transporting 830,000 barrels of the world’s dirtiest oil from Canada to the Gulf of Mexico. Producing and transporting this quantity of oil, via the Keystone XL pipeline, could increase Canada’s carbon emissions by over 30%.

If the negative impacts of the pipeline would affect only Canada and the US, we could say good luck to them. But it will affect the whole world, our shared world, the only world we have. We don’t have much time.

This week in Berlin, scientists and public representatives have been weighing up radical options for curbing emissions contained in the third report of the UN’s Intergovernmental Panel on Climate Change. The bottom line is that we have 15 years to take the necessary steps. The horse may not have bolted, but it’s well on its way through the stable door.

Who can stop it? Well, we can, you and I. And it is not just that we can stop it, we have a responsibility to do so. It is a responsibility that begins with God commanding the first human inhabitants of the garden of Eden “to till it and keep it“. To keep it; not to abuse it, not to destroy it.

The taste of “success” in our world gone mad is measured in dollars and francs and rupees and yen. Our desire to consume any and everything of perceivable value – to extract every precious stone, every ounce of metal, every drop of oil, every tuna in the ocean, every rhinoceros in the bush – knows no bounds. We live in a world dominated by greed. We have allowed the interests of capital to outweigh the interests of human beings and our Earth.

Throughout my life I have believed that the only just response to injustice is what Mahatma Gandhi termed “passive resistance”. During the anti-apartheid struggle in South Africa, using boycotts, divestment and sanctions, and supported by our friends overseas, we were not only able to apply economic pressure on the unjust state, but also serious moral pressure.

It is clear that those countries and companies primarily responsible for emitting carbon and accelerating climate change are not simply going to give up; they stand to make too much money. They need a whole lot of gentle persuasion from the likes of us. And it need not necessarily involve trading in our cars and buying bicycles!

There are many ways that all of us can fight against climate change: by not wasting energy, for instance. But these individual measures will not make a big enough difference in the available time.

People of conscience need to break their ties with corporations financing the injustice of climate change. We can, for instance, boycott events, sports teams and media programming sponsored by fossil-fuel energy companies. We can demand that the advertisements of energy companies carry health warnings. We can encourage more of our universities and municipalities and cultural institutions to cut their ties to the fossil-fuel industry. We can organise car-free days and build broader societal awareness. We can ask our religious communities to speak out.

We can actively encourage energy companies to spend more of their resources on the development of sustainable energy products, and we can reward those companies that do so by using their products. We can press our governments to invest in renewable energy and stop subsidising fossil fuels. Where possible, we can install our own solar panels and water heaters.

We cannot necessarily bankrupt the fossil fuel industry. But we can take steps to reduce its political clout, and hold those who rake in the profits accountable for cleaning up the mess.

And the good news is that we don’t have to start from scratch. Young people across the world have already begun to do something about it. The fossil fuel divestment campaign is the fastest growing corporate campaign of its kind in history.

Last month, the General Synod of the Church of England voted overwhelmingly to review its investment policy in respect of fossil fuel companies, with one bishop referring to climate change as “the great demon of our day”. Already some colleges and pension funds have declared they want their investments to be congruent with their beliefs.

It makes no sense to invest in companies that undermine our future. To serve as custodians of creation is not an empty title; it requires that we act, and with all the urgency this dire situation demands.

 


Sarò un colibrì – Wangari Maathai

My mum asked me to add italian subtitles to this video that she is going to show at a school, so i did it and i tought it was good to share it on youtube. Original video is here:

Link al Video: https://www.youtube.com/watch?v=VhkkVto02MA&feature=youtu.be

 


 

INVITO – TERRACHIAMA – BIODIVERSITÀ È PROSPERITÀ

Buongiorno a Tutti!

Diamo vita a questa avventura per generare una riflessione profonda sulla nostra regione, il Veneto,

che è in questo momento al primo posto in Italia per produttività, consumo di suolo ed inquinamento:
sono primati in grande conflitto tra loro.
Abbiamo invitato queste due persone particolarmente preparate a discutere e cercare soluzioni su questi problemi
che sono decisivi per il benessere o la sofferenza della nostra regione nell’immediato futuro.
Siamo stati anche invitati a presentare BIODIVERSITÀ È PROSPERITÀ alla Camera dei Deputati di Roma il 7 marzo scorso
assieme a Navdanya International, Fondazione della quale è presidente la dott.ssa Vandana Shiva

Trovate informazioni dettagliate sull’evento e sugli Ospiti negli allegati:
È un grande impegno portare a Bassano del Grappa queste due persone ed è una grande opportunità avere l’occasione di incontrarli.

RingraziandoVi dell’attenzione che ci avete dedicato
Vi inviamo i nostri più cordiali saluti e contiamo di incontrarVi

PS. POTETE PRENOTARVI GRATUITAMENTE ALL’EVENTO SEGUENDO QUESTE SEMPLICI ISTRUZIONI:

Per avere informazioni e iscriverti, apri questo link e digita “TerraChiama”: https://m.me/verdevivobio

Sito Web: http://www.terrachiama.it

GRAZIE!

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